Chiama 339 2914073 o 3475264190 Via Monte di Dio n°14 - 80132 Napoli
Orari di Apertura Lun - Ven: 9:00 - 19:30 Sab: Chiuso
Appropriazione indebita: cos’è, come difendersi e cosa si rischia nel commetterla Articolo precedente Coronavirus: cosa rischia...

Appropriazione indebita: cos’è, come difendersi e cosa si rischia nel commetterla

Credi di aver commesso il reato di appropriazione indebita? Oppure, sei stato vittima di questo reato e vuoi capirne di più ed eventualmente difenderti?

Partiamo dal principio, l’art. 646 del codice penale che prevede il reato di appropriazione indebita, rientrante nella categoria di reati contro il patrimonio, la cui fattispecie viene regolata in tal senso:

Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro mille a euro tremila.

Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata.

Che cos’è, quindi, l’appropriazione indebita?

Semplificando, dunque, l’ordinamento punisce chi si appropria di una cosa altrui senza alcun titolo di legittimazione, avvantaggiato dalla circostanza dell’averne già il possesso. Ciò vale a distinguere tale reato dalle altre fattispecie normative che, invece, concepiscono l’elemento dell’appropriazione unito a quello della sottrazione della cosa al suo proprietario.

Il soggetto agente commette il reato di appropriazione indebita necessariamente con dolo ovvero con l’intenzione mirata di far suo il bene e utilizzarlo oltre i confini del semplice possesso, comportandosi invece come se ne fosse il proprietario. Dolo che è richiesto come specifico dalla norma che disciplina la fattispecie, punendo non solo chi si appropria in maniera indebita del bene mobile, ma chi lo fa con l’intento di procurare a sé o ad altri un profitto, un vantaggio patrimoniale che andrà a derivare, appunto, dall’appropriazione della cosa non propria.

Proprio per questo, non è possibile accusare o essere accusati di appropriazione indebita quando alla base dell’agire del soggetto vi sia un semplice errore, come nel caso di un bonifico indirizzato alla persona sbagliata che pertanto lo riceve sul proprio conto corrente. In tal caso non vi sono gli estremi per la configurabilità di una fattispecie penale bensì si rimarrà nell’area delle azioni civilistiche.

Che cos’è l’appropriazione indebita aggravata?

Ci si riferisce ad appropriazione indebita aggravata in rapporto al secondo comma dell’art. 646 c.p. che regola l’ipotesi in cui la condotta abbia avuto ad oggetto beni che si trovavano nel possesso del reo in virtù di un deposito necessario. 

Si ha deposito necessario in circostanze eccezionali quali incendi, catastrofi naturali e in generale eventi non prevedibili, che portano il proprietario del bene ad affidarlo ad un depositario la cui scelta si pone come obbligata dalla necessità ed urgenza del momento.

Per questo l’ordinamento ha risposto a tale circostanza con una punibilità aumentata in ragione della maggiore riprovazione sociale nei confronti della suddetta ipotesi fattuale.

La differenza con le altre fattispecie normative

Molto spesso capita di sovrapporre e confondere l’appropriazione indebita con altre fattispecie normative penali, così da creare confusione tra le norme.

Una prima e già accennata differenza che deve esser fatta, è quella tra appropriazione indebita e furto la cui differenza risiede semplicemente nel fatto che nel furto la sottrazione del bene altrui concerne una cosa che non è nel possesso del reo, cosa che è invece la caratteristica centrale dell’appropriazione indebita!

Il reato in oggetto va poi distinto dal peculato semplicemente dal punto di vista della persona che commette il reato. Mentre, infatti, l’art. 646 c.p. ci parla del soggetto agente come di “colui che”, per il configurarsi del reato di peculato viene richiesto che il reo sia “pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio”. Quest’ultimo, proprio in ragione del suo ruolo, viene a trovarsi in possesso del bene altrui di cui va ad appropriarsi.

Come denunciare l’appropriazione indebita e come difendersi in caso di accusa

È necessario precisare che l’appropriazione indebita ha come condizione di procedibilità la querela. Cosa significa ciò? Significa che se ritieni di essere stato vittima di tale reato devi sporgere formale querela presso le forze dell’ordine per azionare la punibilità del reo.

La querela va sporta entro 3 mesi dal giorno in cui si è avuta notizia del fatto costituente il reato, è sempre bene farsi seguire da un avvocato esperto in materia che sappia consigliarti e guidarti in ogni passaggio.

In precedenza, la querela veniva richiesta solo nell’ipotesi dell’appropriazione indebita prevista dal primo comma della norma, essendo la fattispecie aggravata procedibile d’ufficio. Con il decreto 36/2018 tale previsione è stata però abrogata, uniformando la disciplina dei due comma dell’art. 646 c.p.

Il reato si prescrive in 6 anni, decorrenti dal fatto che costituisce reato e trascorsi i quali non sarà più punibile.

Se si è stati accusati, invece, di appropriazione indebita, è sempre consigliato affidarsi ad un avvocato esperto che sappia sviluppare una linea difensiva efficace, modellata al singolo caso di specie. Il reato è punito dall’ordinamento italiano con:

  • reclusione da due a cinque anni;
  • l’ammenda da euro 1000 a euro 3000.

 sulla base delle ultime modifiche apportare con la Legge Spazzacorrotti del 2018.

Hai bisogno di assistenza legale su questo argomento? Chiama subito il 3475264190 o contattaci.